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Forse un prologo..., Fabio Carcasci

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faitmer
view post Posted on 17/10/2011, 09:35     +1   -1




Ormai era quasi buio il cacciatore camminava tranquillo, non aveva fretta e poi per cosa? Cosa lo aspettava a casa? Sicuramente una discussione con la compagna, era il terzo giorno che tornava dalla caccia a mani vuote. No non aveva nessuna fretta, percorreva lentamente il sentiero che conduceva fuori dal bosco verso la sua valle; si sentiva in pace con la natura amava quella sensazione di libertà che solo il bosco di notte può darti.
I rumori arrivavano ovattati, come filtrati da una porta chiusa male; versi di uccelli, una foglia calpestata da una lepre spaventata al suo passaggio, il richiamo di qualche predatore notturno. Non si capacitava di come molte persone trovassero sgradevole il bosco la notte.
Ormai mancava poco alla fine del sentiero, duecento passi? Forse qualcuno in più, comunque poco.
Quanti anni erano ormai che cacciava in quelle zone? Eppure non gli era mai capitato di passare 3 giorni senza prendere nulla; sembrava che gli animali si fossero nascosti. Ma questo non era possibile e lui lo sapeva bene, gli animali avevano le loro abitudini i loro sentieri, erano territoriali.
Capiva cosa gli spingeva, cosa gli motivava, forse per questo era considerato il migliore nel suo villaggio.
Sapeva sempre dove andare a cercare, dove appostarsi, quali tracce seguire.
Continuava a camminare immerso nei suo pensieri, cosi distratto da non rendersi conto del silenzio che lo circondava. Si fermò all’improvviso attraversato da un brivido freddo; una paura strisciante che lo stava attanagliando.
Si costrinse a fare dei lunghi respiri, uno, due, tre, dopo il quarto il suo cuore iniziò a rallentare i battiti. Forse iniziava ad invecchiare? Con la manica della casacca si levò dalla fronte il sudore. No non aveva ancora raggiunto i quaranta, era ancora in pieno possesso delle sue forze.
Riprese a camminare seppure lentamente, con gli occhi scandagliava l’intreccio degli alberi che lo circondavano. Stava diventando paranoico!
Si accorse subito dell’odore di bruciato, non quello generate da un incendio, ma quello che rilascia un camino di una casa quando si cucina. Si diresse automaticamente verso la direzione da cui gli giungeva l’odore. Lasciò il sentiero e si ritrovò inghiottito dalla foresta.
Neanche cinque minuti dopo era al limite di una radura che conosceva; al suo interno un piccolo capanno per gli attrezzi. Lo conosceva bene ci si era riparato molte volte per sfuggire a qualche temporale; non era l’unico ad utilizzarlo, occasionalmente ci si fermavano anche altri cacciatori del suo paese. Però chi c’era adesso al suo interno? Era stato l’unico della valle ad andare a caccia in quei giorni, teoricamente sarebbe dovuto essere abbandonato. Invece osservava un sottile rivolo di fumo uscire dal camino, oltre ad una luce fioca provenire dagli infissi dell’unica finestra. Ormai aveva deciso! Sarebbe andato a vedere chi era l’ospite che si era auto invitato nel suo rifugio!
Fu l’ultimo pensiero che gli attraversò la mente, prima che la lama di un pugnale gli tagliasse la gola.
La stanza non era spaziosa e non era neanche pulita, ma garantiva una certa privacy che era l’unica cosa che interessava agli occupanti.
Quando apri la porta, otto paia di occhi si voltarono simultaneamente nella solita direzione, si senti lo stridio delle lame che uscivano dai foderi poco oliati.
Il nuovo arrivato alzò le mani ed entrò nella stanza; solo dopo che il suo volto venne illuminato i presenti rilassarono i muscoli. Una dopo l’altra le armi tornarono nei foderi, anche se con riluttanza. Si vedeva che traeva piacere da come lo guardavano tutti! Un misto di paura e ribrezzo. D'altronde lui era un messaggero anomalo… Portava un messaggio di morte e sofferenza, raramente chi lo aveva guardato in faccia era sopravvissuto per più di pochi istanti. Assassino lo chiamavano e non perché praticava il mestiere, ma perché lo impersonificava.
- Ho trovato un intruso - disse rivolto alla tavolata. In un attimo le facce dei presenti assunsero le più svariate sfumatura di paura che conoscesse, solo il suo padrone rimase impassibile.
- è morto ho già fatto sparire le tracce –
La frase in se per se non avrebbe scandalizzato nessuno in quella sala se pronunciata da qualcun altro. Ma la sua voce bassa quasi vellutata, fece rizzare i peli sulla schiena a più di un presente.
Non aspettò che qualcuno gli rispondesse, usci dalla capanna come era entrato e solo dopo parecchi secondi riprese la conversazione.
 
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GladiatoreMaximo
view post Posted on 17/10/2011, 12:21     +1   -1




Farina del tuo sacco Fait..?
 
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Esano
view post Posted on 17/10/2011, 12:47     +1   -1




se si volgio la tua foto da mettere sul desktop

se no, sei il solito fattone !

cmq gg
 
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faitmer
view post Posted on 17/10/2011, 12:53     +1   -1




Essere è farina del mio sacco... L'ho scritto cosi per fare, non so neanche se lo porterò avanti...
 
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GladiatoreMaximo
view post Posted on 17/10/2011, 17:22     +1   -1




no noo ora lo finisci...chi sono quei cacciatori accampatii nella tenda...e come mai il bosco aveva l'aria così sinistra...? Gli animali da cosa son scappati..? spaventati da cosa..? e perchè senza nessun motivo viene ucciso il cacciatore...cosa temevano che potesse vedere..? mo lo finisci fattone... !
Fait dov'è ambientato..? Germania del nord a ridosso della grande foresta...perieodo invernale... epoca...?


Edited by GladiatoreMaximo - 17/10/2011, 19:28
 
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Taranta (I_W)Sub Sound
view post Posted on 18/10/2011, 07:47     +1   -1




Fait ora che hai fatto un prologo così bello non puoi tirarti indietro....mò c'hai fatto venire la curiosità..... lo devi finire il libro.... :lol: :lol:
 
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5 replies since 17/10/2011, 09:35   79 views
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